Avete sentito di quel branco di cani scappato dal canile (in Sicilia) dov’erano rinchiusi, maltrattati e denutriti?
Quei cani hanno sbranato un bambino, azzannato una donna e un altro bambino.
Le forze dell’ordine danno loro la caccia per rimetterli in schiavitù e salvaguardare così la vita umana.
L’orrore è tanto. ma i cani sono magrissimi, spauriti, con gli occhi cattivi. Sono stati affamati, maltrattati ed è stato negato loro qualsiasi gesto d’amicizia.
Come potevano, una volta usciti, non aggredire per fame e per rivolta?
Allora penso al “branco” dei ragazzi “per bene”: anche loro fanno cose inaudite: bruciano un uomo, bastonano i più deboli, si prendono gioco dei compagni handicappati.
E poi filmano tutto spavaldamente.
Lo fanno per noia, per disprezzo verso tutto e tutti, senza nessun perché.
Eppure loro hanno di che mangiare e di che vivere.
Quale branco è più bestiale? Quale fa più male?
mercoledì 18 marzo 2009
lunedì 16 marzo 2009
L'Etna
L'Etna vomita
vomita rabbia
viene dal profondo
e si spinge in alto nel cielo.
La rabbia è accesa di lapilli violacei, nelle rosse lingue di fuoco.
La rabbia è forte nel boato minaccioso che brontola e bombarda di pietre incandescenti la terra.
L'Etna vomita ed emette nel fumo spirali di rabbia densa.
La rabbia dell'Etna è per la costrizione dannata alla quale è costretta.
Vuole essere libera, libera di vomitare.
vomita rabbia
viene dal profondo
e si spinge in alto nel cielo.
La rabbia è accesa di lapilli violacei, nelle rosse lingue di fuoco.
La rabbia è forte nel boato minaccioso che brontola e bombarda di pietre incandescenti la terra.
L'Etna vomita ed emette nel fumo spirali di rabbia densa.
La rabbia dell'Etna è per la costrizione dannata alla quale è costretta.
Vuole essere libera, libera di vomitare.
La Garbatella
La ricordo com’era ieri.
Era tempo di guerra e ovunque
c’era paura, sospetto, ansia.
Io ero piccola e percepivo le cose o i fatti,
ma non li conoscevo. E di allora ricordo la gente genuina, garbata, allegra anche se consapevole di tante brutture.
Mi è rimasta la visione di gente certo non ricca, certo timorosa per gli eventi di allora, ma gente viva, partecipe di ogni cosa, interessata a tutti gli altri.
Anche agli “stranieri”, come eravamo considerati noi abitanti della palazzina dell’“Incis”.
Mi ricordo il loro modo vivo e gentile che ci consentiva di essere parte di loro.
Mi è rimasto impresso un contadino che al mercato vendeva, gridando a squarciagola, “Comprate patate: sono buone e belle. Comprate le mie patate. Guardate i miei figli come sono forti, come sono belli. Mangiano le mie patate! Compratele”.
Ma i figli erano solo scheletri spauriti.
Ma c’era in quell’uomo una fiducia nella vita, una forza tale che donava allegria e speranza dando un senso alla vita grama di allora.
Ecco la Garbatella, mi ricorda la paura, la fame, la tristezza per le cose brutte della guerra: i bombardamenti, gli spezzoni, il timore per i soldati, le “Fosse Ardeatine”. Ma anche la speranza, la fiducia, l’ottimismo della gente intorno che diceva: “Domani sarà bello, noi, voi, saremo vivi”.
Era tempo di guerra e ovunque
c’era paura, sospetto, ansia.
Io ero piccola e percepivo le cose o i fatti,
ma non li conoscevo. E di allora ricordo la gente genuina, garbata, allegra anche se consapevole di tante brutture.
Mi è rimasta la visione di gente certo non ricca, certo timorosa per gli eventi di allora, ma gente viva, partecipe di ogni cosa, interessata a tutti gli altri.
Anche agli “stranieri”, come eravamo considerati noi abitanti della palazzina dell’“Incis”.
Mi ricordo il loro modo vivo e gentile che ci consentiva di essere parte di loro.
Mi è rimasto impresso un contadino che al mercato vendeva, gridando a squarciagola, “Comprate patate: sono buone e belle. Comprate le mie patate. Guardate i miei figli come sono forti, come sono belli. Mangiano le mie patate! Compratele”.
Ma i figli erano solo scheletri spauriti.
Ma c’era in quell’uomo una fiducia nella vita, una forza tale che donava allegria e speranza dando un senso alla vita grama di allora.
Ecco la Garbatella, mi ricorda la paura, la fame, la tristezza per le cose brutte della guerra: i bombardamenti, gli spezzoni, il timore per i soldati, le “Fosse Ardeatine”. Ma anche la speranza, la fiducia, l’ottimismo della gente intorno che diceva: “Domani sarà bello, noi, voi, saremo vivi”.
Come essere più sereni
Siamo un gruppo di signore (ma c’è anche un signore), tutte con i propri affanni, con la propria vita, con la propria identità. Ci riuniamo con una voglia da ragazzine di parlare insieme, per capire noi stesse. Ci guida una psicologa che ci parla di un po’ di tutto dandoci un tema (programmato) ed una guida ad ogni discorso.
E’ bello: siamo tante persone, con un vissuto diverso che diventa comune. Ognuna impara dalle altre qualcosa: qualsiasi parola diventa un coro. Ci divertiamo, ci confrontiamo, ci immedesimiamo. E’ una scuola, è un divertimento, è un implacabile incontro con le nostre difficoltà, le nostre gioie, i nostri dolori. Alla fine è un pensiero alla vita futura. E’ il corso “voglio essere più serena” con la psicologa Margherita Iavarone, dove l’Io si incontra col “noi” e noi siamo le alunne del corso per la terza età della Garbatella.
E’ bello: siamo tante persone, con un vissuto diverso che diventa comune. Ognuna impara dalle altre qualcosa: qualsiasi parola diventa un coro. Ci divertiamo, ci confrontiamo, ci immedesimiamo. E’ una scuola, è un divertimento, è un implacabile incontro con le nostre difficoltà, le nostre gioie, i nostri dolori. Alla fine è un pensiero alla vita futura. E’ il corso “voglio essere più serena” con la psicologa Margherita Iavarone, dove l’Io si incontra col “noi” e noi siamo le alunne del corso per la terza età della Garbatella.
domenica 15 marzo 2009
Il mio pensiero
Il mio pensiero vola felice
corre nel canto
si posa nel pianto.
Sfiora un ricordo
prende una nota
asciuga una lacrima
porta una lacrima
gira e rigira tra le cose passate pensa ed immagina le cose future.
Il mio pensiero canta e ricorda
va e viene, si ferma e riprende
e poi forma un cerchio perfetto
che va “dall’alfa all’omega”
dalla vita alla morte,
dalla morte alla vita per sempre.
corre nel canto
si posa nel pianto.
Sfiora un ricordo
prende una nota
asciuga una lacrima
porta una lacrima
gira e rigira tra le cose passate pensa ed immagina le cose future.
Il mio pensiero canta e ricorda
va e viene, si ferma e riprende
e poi forma un cerchio perfetto
che va “dall’alfa all’omega”
dalla vita alla morte,
dalla morte alla vita per sempre.
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