Giò era alto e bruno, focoso e tenebroso.
Michele era allegro, spensierato, felice.
Domenico era accattivante, pensieroso e sapeva il fatto suo.
Per primo mi invitò a ballare Giò. Mi stringeva forte. Si sentiva il padrone del mondo. Io ero una ragazzina e dalla festa pretendevo solo un po’ di allegria.
Poi Michele, con un inchino, mi trascinò in un valzer, ridendo e sorridendo di tutte le cose che dicevamo.
Infine Domenico ballò con me tutti i balli lenti, tremando quasi.
In un ultimo, focoso tango, Giò si dichiarò: mi voleva sposare subito.
Michele, invece, decise che voleva conosce tutti i miei amici di Roma.
Domenico, stringendomi piano, mi chiese sussurrando se poteva farmi “la corte”!
Li avevo conosciuti un’ora prima…
Giò, al mio no divertito, si offese e non mi degnò più di uno sguardo.
Michele si fece promettere di rivederci tutti i giorni e alla mia promessa “Se capita…”, si arrese, soddisfatto.
Domenico mi chiese se poteva venire a chiedere il permesso di frequentarmi… e lo fece.
Questa è stata la mia festa da ballo in casa di amici.
giovedì 24 dicembre 2009
domenica 18 ottobre 2009
Il mio mondo
Sono in una gabbia dorata
che simile al sole filtra
i suoi raggi fuori dal mondo
Il mondo di buoni e cattivi
di grandi e piccini, di mascalzoni
farabutti, intriganti, falsi, mediocri
Il mondo di tutti
Il mondo anche mio.
che simile al sole filtra
i suoi raggi fuori dal mondo
Il mondo di buoni e cattivi
di grandi e piccini, di mascalzoni
farabutti, intriganti, falsi, mediocri
Il mondo di tutti
Il mondo anche mio.
sabato 5 settembre 2009
Il mistero
Sono stata sgridata
Sono stata picchiata
Sono stata menata, sbattuta per terra
Insultata
Sono stata offesa, derisa
Sono stata tramortita da parole dure
cattive, incoerenti.
Sono stata annientata
Ma è tutto un mistero
perché io sono ancora qui.
Sono stata picchiata
Sono stata menata, sbattuta per terra
Insultata
Sono stata offesa, derisa
Sono stata tramortita da parole dure
cattive, incoerenti.
Sono stata annientata
Ma è tutto un mistero
perché io sono ancora qui.
lunedì 3 agosto 2009
Il mio bene per te
Ti voglio bene, tanto bene, infinito bene
Non posso paragonarlo a nulla
Non esiste qualcosa che te lo può far capire.
E’ tenace, cocciuto, tenero, possessivo
Si vede. Si sente. Si ascolta quasi
Non si può mettere in dubbio
E’ una forza prorompente
E’ una carezza
E’ un dubbio
E’ un’ossessione
E’ l’amore dolcissimo che si perde in te
e in te rimane
Non posso paragonarlo a nulla
Non esiste qualcosa che te lo può far capire.
E’ tenace, cocciuto, tenero, possessivo
Si vede. Si sente. Si ascolta quasi
Non si può mettere in dubbio
E’ una forza prorompente
E’ una carezza
E’ un dubbio
E’ un’ossessione
E’ l’amore dolcissimo che si perde in te
e in te rimane
giovedì 30 luglio 2009
Non esisto!
Se c’è un io
non sono io
Se c’è un te
non è me
Se ci sono
non mi vedi
Se mi senti
non mi ascolti
Se ti parlo
non mi senti
Non esisto!
non sono io
Se c’è un te
non è me
Se ci sono
non mi vedi
Se mi senti
non mi ascolti
Se ti parlo
non mi senti
Non esisto!
lunedì 11 maggio 2009
L'uccellino
Sono sveglia pensando a non so quali cose
e ad un tratto sento come un fruscio.
Poi ecco un trillo felice, un battito d’ali, un gorgheggio.
Un uccellino si posa tremante sulle inferriate della mia finestra: sosta, chiama, gorgheggia, strilla.
E’ un inno al sole, agli altri, alla vita.
e ad un tratto sento come un fruscio.
Poi ecco un trillo felice, un battito d’ali, un gorgheggio.
Un uccellino si posa tremante sulle inferriate della mia finestra: sosta, chiama, gorgheggia, strilla.
E’ un inno al sole, agli altri, alla vita.
domenica 10 maggio 2009
Il congiuntivo
I giovani d’oggi non usano più il congiuntivo.
A me piaceva tanto.
Era quasi impossibile da usare,
ma mi faceva sentire importante.
Una frase costruita col congiuntivo era l’avvenire, era il futuro, era il passato e anche il presente.
I giovani oggi pensano solo al presente.
Non c’è passato. Sparito il latino, il paese natio, i nomi, la religione, la fede, la patria.
Non c’è più futuro, perché tutto finisce e ricomincia subito: il lavoro, l’amore, il matrimonio, l’unione del genitori.
Il congiuntivo è finito.
Amen.
A me piaceva tanto.
Era quasi impossibile da usare,
ma mi faceva sentire importante.
Una frase costruita col congiuntivo era l’avvenire, era il futuro, era il passato e anche il presente.
I giovani oggi pensano solo al presente.
Non c’è passato. Sparito il latino, il paese natio, i nomi, la religione, la fede, la patria.
Non c’è più futuro, perché tutto finisce e ricomincia subito: il lavoro, l’amore, il matrimonio, l’unione del genitori.
Il congiuntivo è finito.
Amen.
sabato 2 maggio 2009
Le mie parole
Le mie parole sono pensieri
che vanno e vengono
si posano, corrono, ritornano.
Le mie parole frugano fra le cose
le osservano e rischiano di perdersi.
Le mie parole
hanno le ali:
si spandono intorno e volano
verso siti infiniti.
Le mie parole
mi fanno compagnia
seguono un ricordo
sfiorano un sentimento
piangono e ridono
e fissano sul foglio i miei stati d’animo.
Sono uno sfogo
sono lo scorre della mia vita vista
come in un film che solo io conosco, percepisco,
sogno e rimpiango.
Le mie parole sono me stessa.
che vanno e vengono
si posano, corrono, ritornano.
Le mie parole frugano fra le cose
le osservano e rischiano di perdersi.
Le mie parole
hanno le ali:
si spandono intorno e volano
verso siti infiniti.
Le mie parole
mi fanno compagnia
seguono un ricordo
sfiorano un sentimento
piangono e ridono
e fissano sul foglio i miei stati d’animo.
Sono uno sfogo
sono lo scorre della mia vita vista
come in un film che solo io conosco, percepisco,
sogno e rimpiango.
Le mie parole sono me stessa.
venerdì 1 maggio 2009
La Luce
Ero in un letto d’ospedale e stavo morendo.
Il mio corpo era invaso da un fuoco indomabile: peritonite acuta.
Mentre la mia vita si spegneva, sentii, ad un tratto, una forza prepotente spingermi in un tunnel buio e stretto dove, girando a spirali concentriche e a velocità supersonica (senza nessuna fatica) volavo non so dove.
Poi in fondo a questo coso vidi e sentii una luce bianchissima, incandescente, di un bianco mai visto: una luce strana e bellissima che mi attirava e, avvolgendomi tutta, mi dava un senso di pace e serenità ineguagliabile.
Mi svegliai nel mio letto di ospedale sentendo dell’acqua scrosciare: era come una cascata che mi ripuliva lenendo il mio dolore.
Aprii gli occhi e vidi mio padre che si lavava le mani e il viso facendo scorrere l’acqua dal rubinetto del lavandino.
Ero fuori pericolo.
Quella luce bellissima, strana e indimenticabile vorrei vederla ancora perché so che è il mio domani, forse in un posto bellissimo, forse nel Paradiso.
Il mio corpo era invaso da un fuoco indomabile: peritonite acuta.
Mentre la mia vita si spegneva, sentii, ad un tratto, una forza prepotente spingermi in un tunnel buio e stretto dove, girando a spirali concentriche e a velocità supersonica (senza nessuna fatica) volavo non so dove.
Poi in fondo a questo coso vidi e sentii una luce bianchissima, incandescente, di un bianco mai visto: una luce strana e bellissima che mi attirava e, avvolgendomi tutta, mi dava un senso di pace e serenità ineguagliabile.
Mi svegliai nel mio letto di ospedale sentendo dell’acqua scrosciare: era come una cascata che mi ripuliva lenendo il mio dolore.
Aprii gli occhi e vidi mio padre che si lavava le mani e il viso facendo scorrere l’acqua dal rubinetto del lavandino.
Ero fuori pericolo.
Quella luce bellissima, strana e indimenticabile vorrei vederla ancora perché so che è il mio domani, forse in un posto bellissimo, forse nel Paradiso.
giovedì 30 aprile 2009
La pentola di fagioli
Suonano le sirene: è l’allarme, perché arriva il “nemico”.
Dobbiamo correre al rifugio.
“Correte, sbrigatevi”, dice mia madre.
Ci affrettiamo a scendere per le scale e andare nello scantinato,
ma mio fratello, il più grande,
ha adocchiato la pentola dove cuociono i fagioli (che miracolo in tempo di guerra!).
Allora la toglie dal fuoco, la prende
e cerca di portarla in salvo (anche lei), giù nel rifugio.
Ma le scale traballano con gli scossoni delle bombe
e anche se lui sta attento e va piano, gradino per gradino,
la pentola comincia a rovesciare il suo contenuto:
pende, si abbassa, si rovescia, rotola con tutti i fagioli per le scale.
Mio fratello piange:
i fagioli non si salvano,
ma lui sì.
Dobbiamo correre al rifugio.
“Correte, sbrigatevi”, dice mia madre.
Ci affrettiamo a scendere per le scale e andare nello scantinato,
ma mio fratello, il più grande,
ha adocchiato la pentola dove cuociono i fagioli (che miracolo in tempo di guerra!).
Allora la toglie dal fuoco, la prende
e cerca di portarla in salvo (anche lei), giù nel rifugio.
Ma le scale traballano con gli scossoni delle bombe
e anche se lui sta attento e va piano, gradino per gradino,
la pentola comincia a rovesciare il suo contenuto:
pende, si abbassa, si rovescia, rotola con tutti i fagioli per le scale.
Mio fratello piange:
i fagioli non si salvano,
ma lui sì.
domenica 26 aprile 2009
Malasorte
Vattene “malasorte”: va via
Vattene
Perché mi vuoi distruggere?
Perché ti abbatti su di me?
Per annullarmi, annichilirmi
disorientarmi, annientarmi?
Vai, scappa, va via “malasorte”
Non mi vincerai mai, fila via
Va via
Non tornare mai più
Solo io so amare
e non tu.
Vattene
Perché mi vuoi distruggere?
Perché ti abbatti su di me?
Per annullarmi, annichilirmi
disorientarmi, annientarmi?
Vai, scappa, va via “malasorte”
Non mi vincerai mai, fila via
Va via
Non tornare mai più
Solo io so amare
e non tu.
lunedì 20 aprile 2009
Le mie lacrime
Le mie piccole lacrime
sono come un fiume che va al mare
Piano, silenziosamente, scorrono
e portano amore e rabbia e disperazione.
Fluiscono copioso e lente
come un fiume silente.
E arrivano al mare senza
nemmeno incresparlo.
Nel mare della vita
dove vanno le mie lacrime?
sono come un fiume che va al mare
Piano, silenziosamente, scorrono
e portano amore e rabbia e disperazione.
Fluiscono copioso e lente
come un fiume silente.
E arrivano al mare senza
nemmeno incresparlo.
Nel mare della vita
dove vanno le mie lacrime?
sabato 18 aprile 2009
A Giovanni
Vorrei urlare il mio dolore
al cielo, al mare, alle cose e
agli uomini tutti, ma l’urlo rimane dentro
di me ed è più forte di tutto: è
l’urlo del silenzio.
Cosa piango queste lacrime amare?
Non ti riporteranno a me.
Mai più ti rivedrò, né sentirò
la tua rabbia o la tua tenerezza.
Eppure piango, disperatamente piango.
Vorrei vedere brillare
una stella nel cielo
e pensare che sei tu.
Vorrei poter sapere
se quella stella lontana
brilla lassù nel cielo solo per me.
Ti sentirei vicino
e mi scalderesti il cuore.
al cielo, al mare, alle cose e
agli uomini tutti, ma l’urlo rimane dentro
di me ed è più forte di tutto: è
l’urlo del silenzio.
Cosa piango queste lacrime amare?
Non ti riporteranno a me.
Mai più ti rivedrò, né sentirò
la tua rabbia o la tua tenerezza.
Eppure piango, disperatamente piango.
Vorrei vedere brillare
una stella nel cielo
e pensare che sei tu.
Vorrei poter sapere
se quella stella lontana
brilla lassù nel cielo solo per me.
Ti sentirei vicino
e mi scalderesti il cuore.
venerdì 17 aprile 2009
La Speranza
Il pianto non riempie i miei vuoti
Il pianto non colma i miei silenzi
Il pianto non prevede il mio futuro
Ma se il pianto è antico quanto il mondo
Ma se i bimbi nascono piangendo… forse
Una speranza c’è per il mio mondo che va.
Il pianto non colma i miei silenzi
Il pianto non prevede il mio futuro
Ma se il pianto è antico quanto il mondo
Ma se i bimbi nascono piangendo… forse
Una speranza c’è per il mio mondo che va.
mercoledì 15 aprile 2009
Occhi di gatto
Occhi di gatto
Ridenti e matti
Occhi di gatto sfuggenti
Occhi di gatto limpidi come l’aria
Occhi di gatto meravigliati di tutto
Occhi di gatto aperti alla vita.
Ridenti e matti
Occhi di gatto sfuggenti
Occhi di gatto limpidi come l’aria
Occhi di gatto meravigliati di tutto
Occhi di gatto aperti alla vita.
martedì 14 aprile 2009
Gli Avion Travel
Il suono è strano:
ora alto, ora basso
ma la melodia è speciale
Parla di sogni, di tenebre,
di fondali marini, di aria pulita.
La musica è strana:
un miscuglio di note curiose
che entra dentro di me e
si spande inondandomi tutta.
E’ la musica degli “Avion Travels”.
ora alto, ora basso
ma la melodia è speciale
Parla di sogni, di tenebre,
di fondali marini, di aria pulita.
La musica è strana:
un miscuglio di note curiose
che entra dentro di me e
si spande inondandomi tutta.
E’ la musica degli “Avion Travels”.
sabato 11 aprile 2009
Sorelle gemelle
Ho una sorella gemella
che è in me e più di me
Siamo uguali eppur diverse
Ci lega un bene astrale
che a volte fa male.
Il sole, la luna, le stelle, le cose intorno
possono girare come vogliono,
ma noi esistiamo insieme e da sole.
Siamo una sola persona divisa in tante parti da amare.
che è in me e più di me
Siamo uguali eppur diverse
Ci lega un bene astrale
che a volte fa male.
Il sole, la luna, le stelle, le cose intorno
possono girare come vogliono,
ma noi esistiamo insieme e da sole.
Siamo una sola persona divisa in tante parti da amare.
mercoledì 18 marzo 2009
Il branco
Avete sentito di quel branco di cani scappato dal canile (in Sicilia) dov’erano rinchiusi, maltrattati e denutriti?
Quei cani hanno sbranato un bambino, azzannato una donna e un altro bambino.
Le forze dell’ordine danno loro la caccia per rimetterli in schiavitù e salvaguardare così la vita umana.
L’orrore è tanto. ma i cani sono magrissimi, spauriti, con gli occhi cattivi. Sono stati affamati, maltrattati ed è stato negato loro qualsiasi gesto d’amicizia.
Come potevano, una volta usciti, non aggredire per fame e per rivolta?
Allora penso al “branco” dei ragazzi “per bene”: anche loro fanno cose inaudite: bruciano un uomo, bastonano i più deboli, si prendono gioco dei compagni handicappati.
E poi filmano tutto spavaldamente.
Lo fanno per noia, per disprezzo verso tutto e tutti, senza nessun perché.
Eppure loro hanno di che mangiare e di che vivere.
Quale branco è più bestiale? Quale fa più male?
Quei cani hanno sbranato un bambino, azzannato una donna e un altro bambino.
Le forze dell’ordine danno loro la caccia per rimetterli in schiavitù e salvaguardare così la vita umana.
L’orrore è tanto. ma i cani sono magrissimi, spauriti, con gli occhi cattivi. Sono stati affamati, maltrattati ed è stato negato loro qualsiasi gesto d’amicizia.
Come potevano, una volta usciti, non aggredire per fame e per rivolta?
Allora penso al “branco” dei ragazzi “per bene”: anche loro fanno cose inaudite: bruciano un uomo, bastonano i più deboli, si prendono gioco dei compagni handicappati.
E poi filmano tutto spavaldamente.
Lo fanno per noia, per disprezzo verso tutto e tutti, senza nessun perché.
Eppure loro hanno di che mangiare e di che vivere.
Quale branco è più bestiale? Quale fa più male?
lunedì 16 marzo 2009
L'Etna
L'Etna vomita
vomita rabbia
viene dal profondo
e si spinge in alto nel cielo.
La rabbia è accesa di lapilli violacei, nelle rosse lingue di fuoco.
La rabbia è forte nel boato minaccioso che brontola e bombarda di pietre incandescenti la terra.
L'Etna vomita ed emette nel fumo spirali di rabbia densa.
La rabbia dell'Etna è per la costrizione dannata alla quale è costretta.
Vuole essere libera, libera di vomitare.
vomita rabbia
viene dal profondo
e si spinge in alto nel cielo.
La rabbia è accesa di lapilli violacei, nelle rosse lingue di fuoco.
La rabbia è forte nel boato minaccioso che brontola e bombarda di pietre incandescenti la terra.
L'Etna vomita ed emette nel fumo spirali di rabbia densa.
La rabbia dell'Etna è per la costrizione dannata alla quale è costretta.
Vuole essere libera, libera di vomitare.
La Garbatella
La ricordo com’era ieri.
Era tempo di guerra e ovunque
c’era paura, sospetto, ansia.
Io ero piccola e percepivo le cose o i fatti,
ma non li conoscevo. E di allora ricordo la gente genuina, garbata, allegra anche se consapevole di tante brutture.
Mi è rimasta la visione di gente certo non ricca, certo timorosa per gli eventi di allora, ma gente viva, partecipe di ogni cosa, interessata a tutti gli altri.
Anche agli “stranieri”, come eravamo considerati noi abitanti della palazzina dell’“Incis”.
Mi ricordo il loro modo vivo e gentile che ci consentiva di essere parte di loro.
Mi è rimasto impresso un contadino che al mercato vendeva, gridando a squarciagola, “Comprate patate: sono buone e belle. Comprate le mie patate. Guardate i miei figli come sono forti, come sono belli. Mangiano le mie patate! Compratele”.
Ma i figli erano solo scheletri spauriti.
Ma c’era in quell’uomo una fiducia nella vita, una forza tale che donava allegria e speranza dando un senso alla vita grama di allora.
Ecco la Garbatella, mi ricorda la paura, la fame, la tristezza per le cose brutte della guerra: i bombardamenti, gli spezzoni, il timore per i soldati, le “Fosse Ardeatine”. Ma anche la speranza, la fiducia, l’ottimismo della gente intorno che diceva: “Domani sarà bello, noi, voi, saremo vivi”.
Era tempo di guerra e ovunque
c’era paura, sospetto, ansia.
Io ero piccola e percepivo le cose o i fatti,
ma non li conoscevo. E di allora ricordo la gente genuina, garbata, allegra anche se consapevole di tante brutture.
Mi è rimasta la visione di gente certo non ricca, certo timorosa per gli eventi di allora, ma gente viva, partecipe di ogni cosa, interessata a tutti gli altri.
Anche agli “stranieri”, come eravamo considerati noi abitanti della palazzina dell’“Incis”.
Mi ricordo il loro modo vivo e gentile che ci consentiva di essere parte di loro.
Mi è rimasto impresso un contadino che al mercato vendeva, gridando a squarciagola, “Comprate patate: sono buone e belle. Comprate le mie patate. Guardate i miei figli come sono forti, come sono belli. Mangiano le mie patate! Compratele”.
Ma i figli erano solo scheletri spauriti.
Ma c’era in quell’uomo una fiducia nella vita, una forza tale che donava allegria e speranza dando un senso alla vita grama di allora.
Ecco la Garbatella, mi ricorda la paura, la fame, la tristezza per le cose brutte della guerra: i bombardamenti, gli spezzoni, il timore per i soldati, le “Fosse Ardeatine”. Ma anche la speranza, la fiducia, l’ottimismo della gente intorno che diceva: “Domani sarà bello, noi, voi, saremo vivi”.
Come essere più sereni
Siamo un gruppo di signore (ma c’è anche un signore), tutte con i propri affanni, con la propria vita, con la propria identità. Ci riuniamo con una voglia da ragazzine di parlare insieme, per capire noi stesse. Ci guida una psicologa che ci parla di un po’ di tutto dandoci un tema (programmato) ed una guida ad ogni discorso.
E’ bello: siamo tante persone, con un vissuto diverso che diventa comune. Ognuna impara dalle altre qualcosa: qualsiasi parola diventa un coro. Ci divertiamo, ci confrontiamo, ci immedesimiamo. E’ una scuola, è un divertimento, è un implacabile incontro con le nostre difficoltà, le nostre gioie, i nostri dolori. Alla fine è un pensiero alla vita futura. E’ il corso “voglio essere più serena” con la psicologa Margherita Iavarone, dove l’Io si incontra col “noi” e noi siamo le alunne del corso per la terza età della Garbatella.
E’ bello: siamo tante persone, con un vissuto diverso che diventa comune. Ognuna impara dalle altre qualcosa: qualsiasi parola diventa un coro. Ci divertiamo, ci confrontiamo, ci immedesimiamo. E’ una scuola, è un divertimento, è un implacabile incontro con le nostre difficoltà, le nostre gioie, i nostri dolori. Alla fine è un pensiero alla vita futura. E’ il corso “voglio essere più serena” con la psicologa Margherita Iavarone, dove l’Io si incontra col “noi” e noi siamo le alunne del corso per la terza età della Garbatella.
domenica 15 marzo 2009
Il mio pensiero
Il mio pensiero vola felice
corre nel canto
si posa nel pianto.
Sfiora un ricordo
prende una nota
asciuga una lacrima
porta una lacrima
gira e rigira tra le cose passate pensa ed immagina le cose future.
Il mio pensiero canta e ricorda
va e viene, si ferma e riprende
e poi forma un cerchio perfetto
che va “dall’alfa all’omega”
dalla vita alla morte,
dalla morte alla vita per sempre.
corre nel canto
si posa nel pianto.
Sfiora un ricordo
prende una nota
asciuga una lacrima
porta una lacrima
gira e rigira tra le cose passate pensa ed immagina le cose future.
Il mio pensiero canta e ricorda
va e viene, si ferma e riprende
e poi forma un cerchio perfetto
che va “dall’alfa all’omega”
dalla vita alla morte,
dalla morte alla vita per sempre.
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